, 23/11/2008 23:33
Qualche mese fa Livio Mondini pubblicava sul suo blog un gustoso e documentatissimo post dall'eloquente titolo "HTML, XHTML, HTML 5: miti e leggende metropolitane"; il tema dei miti (farlocchi) legati a standards e linguaggi di markup ritorna come argomento di ispirazione anche in un recente articolo di Tina Holmboe, "XHTML - myths and reality".
Tina, una delle "anime" più attive nel W3C XHTML WG, si è resa conto (come molti di noi) della confusione che ancora regna sovrana attorno a quella "X" che precede l'acronimo HTML; una confusione spesso pretestuosa, alimentata anche grazie a discussioni pubbliche che regolarmente sfociano in risse da cortile e/o psicodrammi collettivi per la gioia di ogni psychogeek online.
Di fronte a questa inarrestabile ed inutile tracimazione di parole converrebbe fare un minimo di ordine, magari riepilogando in modo serio e anche -perché no- "didattico" le tappe storico-evolutive del nostro amato Web fatto di codice.
L'articolo di Tina fa proprio questo, passando in rassegna alcuni argomenti chiave che negli anni, appunto, sono diventatì "miti": la "rigidità" delle DTD Strict, l'eterna questione del Content-Type, trucchi e tecniche di content negotiation, etc. Ciò su cui vorrei però soffermarmi è l'approccio diretto e senza fronzoli, che prende una piega ancor più decisa nella sezione "Lack of support":
Lack of support for XHTML is a fact of life on the web in 2008. Prior to the 3.0 series of Firefox the XHTML processor in Gecko was so poor that Mozilla's own engineers recommended against it; no version of Internet Explorer up to, and including, IE 8 support XHTML at all, and a number of other browsers such as Lynx were never written to handle XML in the first place. Several other user-agents, such as search engines, are in the same situation: no support for XML or XHTML.
Ecco, appunto. Quel supporto che i vendor -soprattutto alcuni- stanno faticosamente distillando col contagocce negli anni, e di anni ormai cominciano a passarne un po' troppi; chiaro che ciò non aiuta per nulla gli sviluppatori (specie quelli alle prime armi), costretti troppo spesso a una girandola di espedienti da kamasutra per evitare che il box-piccolo-in-fondo-a-destra non se ne vada per fatti suoi su IE, eccetera eccetera eccetera.
E' però altrettanto vero che oggi abbiamo riferimenti in rete ed esempi a sufficienza per conoscere i problemi dei vari browser, provare a correggerli e nel frattempo imparare sempre qualcosina in più; e se poi i problemi non sembrano risolvibili Tina, con grande franchezza ed onestà intellettuale fornisce alcune raccomandazioni per il "mondo reale", fra cui:
If you don't have any specific need to deliver XML-based structures to the client, e.g. due to mixing namespaces such as having MathML content in your pages, using Ruby (XHTML 1.1) or techniques such as ACCESS (XHTML 1.2) then consider whether you won't be better off simply by using HTML 4.01 Strict.
Può sembrare una specie di provocazione: se non avete bisogno della modularità e della ricchezza semantica di un linguaggio XML-based allora fatevi un giro con HTML 4.01 Strict. In realtà è piuttosto un invito all'approfondimento e alla conoscenza di XHTML (incluso l' "how to"), e proprio oggi che HTML sembra tornare un tema d'attualità seppur avvolto da scenari nebbiosi e da una confusione ancora maggiore rispetto ai "miti" apparsi per XHTML.
Insomma, lasciamo mitologia e leggende a un Web da Harry Potter: nella realtà il lavoro si fa progettando, discutendo (sensatamente) e risolvendo.