Massimiliano Navacchia
, 22/09/2009 15:45
Come quasi tutti sanno, la maggior parte delle associazioni che operano sul web sono noprofit, ovvero senza fini di lucro, e si basano per il sostentamento principalmente sulle quote e soprattutto sul lavoro volontario dei propri soci. Esse hanno spesso problemi di reperimento fondi che comunque, anche tra i nomi più blasonati, non raggiungono quasi mai le centinaia di migliaia di euro.
Wikimedia Italia (WMI) è un’associazione, corrispondente italiana ufficiale di
Wikimedia Foundation (WMF), le cui attività non sono comunque diretta espressione di WMF, atta a promuovere la conoscenza e l’uso dei progetti a "contenuto aperto" (open content) in Italia.
Anche gli ottimi risultati conseguiti e la presenza sul territorio da essa raggiunta è frutto unicamente della buona volontà dei propri soci e non di
bilanci milionari.
Riportando dal
sito di Wikimedia:
- non è proprietaria del dominio wikipedia.org e relativi domini di terzo livello e sottodomini
- non è proprietaria né ha accesso ai server su cui è presente il sito di Wikipedia
- non è né il capo né il responsabile di Wikipedia
- non ha il controllo dei contenuti di Wikipedia né per i punti di cui sopra né tantomeno per scopo statutario
- ha un accordo con Wikimedia Foundation (il gestore di Wikipedia) che chiarisce i punti sopra espressi
In poche parole,
Wikimedia Italia ha ufficialmente a che fare con il sito Wikipedia solo ed esclusivamente poiché ne promuove i liberi contenuti e le attività e, aggiungo io, lo fa esattamente con lo stesso impegno con il quale promuove anche tutte le iniziative di ispirazione di cultura e di provenienza Open. Che poi alcuni suoi soci siano attivisti dell'enciclopedia gratuita più grande del mondo, è questione a parte.
Dette queste cose, l'
associazione Wikimedia Italia e la presidente si sono ritrovate pendente sul capo una richiesta di
risarcimento danni di Euro 20.000.000,00 (leggasi Euro venti milioni e zero centesimi), cifra tonda tonda, da parte della famiglia di Angelucci, che tra le altre attività è Senatore della Repubblica, imprenditore nel ramo sanitario ed editore di Libero e del Riformista.
Al di là di come andrà la vertenza che, anche se non siamo oggettivamente esperti di diritto, ci sarebbe apparsa
meglio risolvibile con un dialogo costruttivo ed eventualmente la mediazione, appare difficile che essa si concluda, visti i presupposti elencati, con una condanna tanto onerosa, vista anche la natura noprofit dell'associazione ed i suoi fini statutari di condivisione della conoscenza aperta a tutti.
Dulcis in fundo ci auguriamo vivamente che dietro tale azione non vi sia l'
ennesimo tentativo di imbavagliare la rete e la libera circolazione e condivisione delle idee come riportato su alcune fonti.
Questo è quanto sappiamo in merito alla questione e
rimaniamo a disposizione per eventuali commenti e chiarimenti che entrambe le parti volessero aggiungere al presente articolo.
Altri riferimenti: